Il fisioterapista dello sport

Il fisioterapista dello sport deve essere capace di gestire tutte le patologie legate allo sport affrontando situazioni “a caldo” sul terreno o “a freddo” in ambulatorio. Egli è diventato parte integrante dello staff sanitario per aiutare lo sportivo a prepararsi per una gara o ad effettuare un rapido recupero dopo uno sforzo.

Dopo che sia stata fatta una diagnosi biomeccanica e posturale precisa fatta da un podoposturologo preparato), e si siano capite le cause: è ora di scegliere le cure riabilitative più appropriate, anche se si è visto nella quotidianità che molte terapie hanno efficienza molto bassa.

Di fronte a un infortunio, il fisioterapista o riesce a risolvere quasi immediatamente il problema o interviene ma poi prescrive il semplice riposo o interviene ma sapendo che la terapia avrà un’efficienza comunque bassa, per non perdere il cliente, prosegue comunque usando il riposo come “arma segreta”. In quest’ultimo caso basta fare cicli di terapia a giorni alterni o addirittura un giorno sì e due no ed ecco che magicamente il problema in cinque sedute, cioè in dieci-dodici giorni scompare: peccato che sarebbe scomparso anche non facendo nulla!

Diverso è il caso in cui il fisioterapista usa male strumentazione sofisticata che in mano ai progettisti potrebbe avere un’efficienza non trascurabile. Purtroppo se non si capiscono i presupposti fisiologici e fisici del funzionamento, spesso non basta girare due manopole, impostare un tempo o un programma per ottenere gli stessi risultati che vengono descritti in uno studio scientifico. Anche in questo caso i tempi sono solo leggermente inferiori al recupero con il solo riposo (solo che le sedute costano di più rispetto a terapie convenzionali!).

La ripresa cauta – La ripresa cauta è una delle armi con cui i fisioterapisti allungano i tempi delle terapie aspettando che l’inattività, totale o parziale, faccia effetto. È abbastanza comune sentirsi dire: “Sì, puoi riprendere blandamente. Per questa settimana non fare più di un quarto d’ora di corsa lenta.”.

Oggi che esistono mezzi di potenziamento efficaci nel caso di recupero da infortunio (l’elettrostimolazione), una tale posizione è ingiustificata per due motivi:

  1. a) spesso la patologia si prolunga per un carico (non allenante) su una situazione non ancora risolta;
  2. b) scientificamente un’unità fisiologica sana è in grado di espletare funzioni normali. Chi si allena tutti i giorni e prova ancora dolore facendo solo qualche chilometro, che corre a fare? È evidente che il problema non è risolto, non è possibile riprendere un allenamento serio e il carico (anche se lieve) non concorre certo a risolvere l’infortunio. Se si ha l’influenza si sta in casa per una settimana: quando si è guariti e si esce, si è nelle condizioni di fare una vita normale, non è necessario prendere mille precauzioni (se servono, è meglio stare ancora al caldo!)

Come curarsi – Dopo queste considerazioni si comprende che l’atteggiamento da tenere nei confronti del fisioterapista è il seguente:

  1. a) farsi documentare sulla prognosi a riposo del problema (per esempio 20 gg.)
  2. b) farsi documentare sul ciclo di terapia e sui tempi della terapia. Il tempo della terapia deve essere quello per una ripresa funzionale completa, non parziale (quella ripresa funzionale completa che si avrebbe con il riposo). Se tali tempi non comportano un reale guadagno temporale, preferire il riposo.

Il motivo dell’ultima affermazione non è solo economico. In presenza di un infortunio esiste spesso un sovraccarico; curando la parte infortunata la si porta in condizione di riprendere “prima” che il resto dell’apparato “sportivo” abbia assorbito il sovraccarico, predisponendosi a ricadute.

Va da sé che ogni atleta, amatore o meno, dovrebbe avere un valido fisioterapista di fiducia

Il metodo Souchard o RPG (Rieducazione Posturale Globale)

Il Metodo Sochaurd deriva direttamente dal Mezierès, essendo stato il suo fondatore allievo prima e collaboratore poi della posturologa francese. Si basa su una netta distinzione di comportamento e ruolo dei cosiddetti muscoli della statica e dei muscoli della dinamica.

Tale metodica prevede come principio cardine l’assioma secondo cui i muscoli statici debbano essere esercitati in modo eccentrico e quelli dinamici in modo concentrico. Questo avviene in quanto un accorciamento (e quindi una contrazione concentrica) dei muscoli della statica porterebbe gli stessi ad una retrazione e ad una eccessiva resistenza all’allungamento, mentre la muscolatura dinamica può essere accorciata (contratta) liberamente e anzi favorita in questo da un pre-allungamento. Il Metodo Souchard pone inoltre particolare attenzione al muscolo respiratorio per eccellenza, il diaframma, nonché al nervo fibroso che lo sostiene, tenendo perciò in forte considerazione anche la sua azione sinergica con i muscoli della catena posteriore e con il muscolo ileo-psoas. Souchard individua una serie di catene muscolari che possono poi riassumersi in due catene più ampie: anteriore e posteriore.

Le catene muscolari di Souchard

Prima di iniziare il trattamento e al fine di selezionare le corrette posture nelle quali consisterà poi lo stesso, si effettua sempre una accurata valutazione del paziente in modo differenziato sia sui muscoli dinamici che su quelli statici, dopo una anamnesi sul suo stato di salute generale e sullo stile di vita (posture sul posto di lavoro, traumi od incidenti pregressi, ecc..).Tramite suddetta valutazione è possibile individuare prevalentemente due quadri morfologici. Il primo, detto anteriore, prevede caratteristiche quali anteposizione del capo (testa in avanti), ipercifosi, iperlordosi, antiversione del bacino, femore intraruotato e ginocchia valghe (cosiddette ginocchia ad x), calcagno e piede valgo. Il secondo, o posteriore prevede caratteristiche del tipo: nuca corta, dorso piatto, verticalizzazione lombare e susseguenti problemi diaframmatici, bacino retroverso, ginocchia vare, calcagno e piede varo.

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